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| Il calore dei due cilindri unito a quello dell’asfalto rovente mi avvolge e, credetemi ragazzi, non è affatto piacevole. Dagli scarichi, aperti, esce il solito suono regolare, tranquillo, pronto quando chiedi gas: plunch punch punch plunch plunch punch… Il semaforo è rosso e non smette di essere rosso per qualche eterno minuto. Poggio la mano sul casco: mi brucia la pelle. Aspetto il verde. Improvvisamente il suono del motore si accompagna ad un altro, simile. Volto la testa a sinistra e vedo che mi si è affiancato qualcuno. Ci guardiamo. Non vedo i suoi occhi dietro gli occhiali scuri come lui non vede i miei dietro gli occhiali a specchio. La bandana gli copre il viso, non vedo il volto. Ci osserviamo ascoltando il sound dei motori che si uniscono e che sono diventati amici, in sintonia l’uno con l’altro: plunch plunch putch plunch putch putch.... Il semaforo è ancora rosso, il calore è forte. Ci guardiamo una seconda volta e quando scatta il verde partiamo, insieme, affiancati, allunghiamo la mano con indice e medio allargati a V. Un saluto. Ci siamo detti tutto senza aver parlato. A volte un silenzioso sguardo dice più di tante parole. Un altro fratello sulla strada.
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